sabato 8 gennaio 2011

BJJ e Fibromialgia

Circa 3 anni fa iniziai con un semplice mal di schiena (zona lombare), tanto da non riuscire a stare seduto ne a casa ne al lavoro. Cose che capitano, qualche aulin e voltaren e si sistema tutto, ma passavano i mesi e invece che migliorare peggioravo sempre più....
ero sempre stato un super sportivo, ho sempre giocato a calcio (anche se non mi è mai piaciuto particolarmente) ed ho fatto Karate fino alla cintura verde (vincendo anche qualche gara) ma per i dolori dovetti smettere di fare tutto...anche guidare era diventato un problema...
cominciai a passare le notti insonni, mesi e mesi di notti sveglio con un dolore che non se ne andava mai.
Iniziai a essere sempre più depresso, uno sportivo come me fin da piccolo amante delle arti marziali ed adesso costretto alla quasi immobilità (dico quasi perché dovevo comunque andare al lavoro).
Cominciò il mio percorso tra medici, ortopedici, neurochirurghi, osteopati e chiropratici e invece di migliorare…il dolore con il tempo si estese dai glutei fino alla cervicale, alle mandibole ed agli avambracci. I muscoli erano sempre contratti, doloranti e tesi come corde di violino.
Sopportai tutto questo per quasi 2 anni, costretto alla quasi totale inattività, di giorno andavo al lavoro ed alla sera tornavo a casa sempre più depresso dalla situazione, deluso dalla medicina e dai dottori che non sapevano capire che cosa avessi, il tutto con ripercussioni sulla vita privata.
Un giorno mi affidai ad un bravo medico (l’avessi fatto prima), che mi fece fare tutti gli esami possibili ed immaginabili, l’assurdo era che avevo tutti i valori perfetti, sangue perfetto, nessuna ernia, nessun danno muscolare eppure il dolore era li, forte e costante ad ogni tendine e muscolo del mio corpo.
Escluso varie patologie il medico mi indirizzò al primario di Reumatologia del Riuniti di Bergamo che mi diagnosticò una fibromialgia!
Mi disse che a tutt’oggi non è chiara la causa della malattia, che il cervello manda messaggi di dolore anche se non vi è nessun danno ai tessuti e che quel poco che si sa era che vi è nel cervello un deficit di serotonina (l’ormone del buon umore e del dolore);
mi disse che non esisteva una cura e che non si poteva guarire ma che si poteva far qualcosa per migliorare; mi diede antidepressivi per migliorare la qualità del sonno e degli oppiacei per il dolore, poi mi disse di riprendere molto gradualmente attività fisica soprattutto attività aerobica e tanto stretching per allungare i muscoli sempre tesi!
Iniziai a fare stretching tutti i giorni anche più volte al giorno…cavolo, era meglio di qualunque antidolorifico!!!
Iniziai a riprendere fiducia nel mio corpo che per troppo tempo non lo riconoscevo come mio, a stare al lavoro un po’ più tranquillo, a non essere più un peso per mia moglie che alla sera si subiva le mie lagne ed a godermi quelle piccole cose che troppo spesso diamo per scontate quando va tutto bene…
Come già detto sopra la mia passione fin da piccolo erano le arti marziali, allora perché non iscriversi a qualche corso? Volevo, seppur ancora con i dolori, rimettermi in gioco ed iniziare a fare ciò che più mi piaceva!
Dopo svariate ricerche su internet ecco che incappo nei video dei primi UFC dove dominava Royce Gracie…da qui la decisione di trovare una palestra di brazilian jiu jitsu, ma, anche se dubitavo che ce ne fossero a Bergamo trovai il sito del maestro Massimiliano Sbergia e che per mio stupore era allievo di Robin Gracie, fratello di Royce!
Contattai il maestro per una lezione di prova e ci misi un mese prima di autoconvincermi ad andare perchè avevo troppa paura che sarebbe stato peggio per tutti i dolori che avevo…quando ci andai ed arrivai sulla soglia della palestra ero sul punto di tornare a casa…ma ci andai!
Mi piacque un casino, e con mia sorpresa i dolori erano diminuiti!!! È come se avessi dato una bella ossigenata ai muscoli, ai polmoni, era fisicamente stanco e mi sentivo rilassato!!! A distanza di mesi riesco a stare al passo con gli altri, seppur con i soliti dolori il fatto di fare Jiu Jitsu mi ha ridato fiducia nel mio corpo, una buona dose di forza fisica e di flessibilità, resistenza aerobica, rilassamento muscolare e potrei andare avanti all’ infinito…
Fatto stà che adesso non riuscirei più a farne a meno!!! Mia moglie sa cosa è la montada, la chiave di braccio ed il mata leao a forza di parlargliene!!!
Inoltre il Jiu Jitsu permette di imparare a difendersi soprattutto con avversari più robusti, forti e pesanti senza subire lesioni e percussioni e facendoli arrendere senza procurargli danni fisici!
Permette di battere con il cervello quelli che si ostinano ad avere fiducia solo nei loro muscoli non capendo che questi ultimi si stancano mentre il cervello funziona sempre!!!
Il Jiu Jitsu da fiducia in se stessi, come diceva Helio Gracie: “per me gli altri fisicamente sono bambini, se un bambino mi minaccia potrei arrabbiarmi? No, anzi, mi metterei a ridere!”.
Il Jiu Jitsu permette di farsi amici, di conoscere tante persone e di rispettare il prossimo perché quando lotti con il tuo avversario sai che dovrai cercare di batterlo ma nello stesso tempo sai che non dovrai arrecargli danno!

Un ultima raccomandazione: come insegna il Jiu Jitsu, c’è sempre una via d’uscita dalle situazioni più brutte, bisogna avere pazienza ed attendere il momento giusto…

Un grazie sincero al Maestro ed ai miei compagni d’avventura!!!

Bosisio Diego

JIU JITSU IS LIFE!!!

domenica 2 gennaio 2011

Stage con Ratinho

A Dicembre abbiamo avuto il piacere di poter ospitare Octavio Couto Jr detto "Ratinho", un Maestro di levatura internazionale, con una abilità didattica senza pari. Il tema dello stage è stato proteggersi da attacchi con avversario alla schiena, miglioramento dello strangolamento con bavero dalla schiena, uscita da presa alla schiena...Ogni tema è stato come al solito affrontato sia a livello di comprensione delle dinamiche, che a livello di educativi motori per poter tradurre il tutto in tecnica efficiente. Ogni tecnica può essere affrontata fino ai dettagli minimi, certo non è indispensabile, si può far funzionare una tecnica anche solo guardandola in un video, mettendoci potenza fisica, ecc., ma farla funzionare bene, risparmiando energia, non aprendo varchi per attacchi o escape che la vanifichino, be questo può essere ottenuto solo limando ogni cm ed ogni movimento necessario. Ecco il bello del bjj, la continua ricerca della perfezione, senza perdersi in sofismi inapplicabili, tutto deve funzionare nella pratica libera. Se una tecnica non ti rende più efficiente nello sparring, probabile che serva più come soprammobile che nella lotta. Questo è quello che rende l'arte del BJJ una cosa viva, reale, in continua evoluzione e la distingue da altre arti marziali "morte" dove il meglio esisteva solo nel passato.
Grazie Octavio alla prossima

Bjj e evoluzione umana

recenti teorie hanno rivalutato la condizione dell'alimentazione ottimale nella dieta umana, l'ipotesi si basa sulla “recente” introduzione dell'agricoltura - allevamento nella storia umana. Pratiche introdotte da circa 10.000 anni, più o meno 500 generazioni, che, paragonati alle 100.000 generazioni in cui la nostra alimentazione era quella dei cacciatori – raccoglitori, risulta quindi molto “giovane”. Il 99% del nostra patrimonio genetico è simile a quello dei nostri antenati prima che si evolvessero nell'Homo sapiens (40.000 anni fa) ed il 99,99% dei nostra geni si è formato prima dell'avvento dell'agricoltura. Dall'inizio della rivoluzione industriale sono trascorse solo 10 generazioni e solo 2 dai fast food !

Quindi socialmente, siamo gente del XXI secolo, ma geneticamente rimaniamo cittadini dell'era paleolitica. Esiste una inevitabile discordanza tra la nostra biologia antica, geneticamente determinata, e le nostre condizioni di vita (cultura, attività fisica e fattori di rischio). Questa discordanza può spiegare molte delle cosiddette “malattie della civilizzazione” : obesità, ipertensione, malattie cardiovascolari, cancro e artrosi\osteoporosi. (M. Piccinini, P. Marandola – il punto della storia umana : la dieta paleolitica)
Questo mi riporta al bjj con un riscontro che nasce dall'osservazione di coloro che scoprono quest'arte e ne rimangono coinvolti in maniera totale, arrivando ad una necessità di pratica che tocca “corde” profonde e presenti in molti di noi anche in apparenza molto lontani dalla pratica della lotta: professionisti nella sanità e nel sociale, impiegati\e, educatori\trici, ecc. . L'idea che mi sono fatto è che per centinaia di migliaia di anni la nostra evoluzione abbia avuto la costante della lotta tra individui o tra clan come metodo per stabilire gerarchie, procurarsi il cibo, procreare, difendersi da rivali, espandere i propri territori. È quindi, come già citato precedentemente per lo stile di vita, storia recente l'evoluzione in “animali” civilizzati, dove lotta ed attività fisica continua sono diventati optional. Il cibo è facilmente reperibile, la necessità di difesa del territorio e del proprio nucleo familiare viene affidata a professionisti, esercito e polizia, inoltre nella maggior parte dei paesi “ricchi” il rischio è legato alla criminalità e non ad invasori nemici. Ma nel nostro patrimonio genetico probabilmente esiste latente la necessità di movimento e di confronto fisico radicatasi in millenni di evoluzione, qualcosa che appagata dia una soddisfazione profonda che vada oltre il razionale e si sintonizzi con necessità ancestrali. Il bjj esprime in questo una forma ideale perchè :
  • non presenta aspetti traumatici e cruenti quali altri sport da combattimento basati su colpi di pugno o calcio
  • ricalca schemi di gioco che tutti i bambini sperimentano lottando tra di loro spesso a terra in forma di gioco, così come fanno i cuccioli animali per prepararsi alla lotta per la vita degli adulti.
  • È una forma di lotta adatta alla nostra struttura fisica in quanto gli arti sono creati per le prese più che per le percussioni ed i continui micro traumi da percussione sono spesso fonte di lesione per le strutture articolari.
  • La possibilità di resa quando presi in chiave o strangolamento fa si che si esca da un “KO” senza conseguenze per la propria integrità fisica e si possa quindi continuare l'allenamento immagazzinando molta esperienza attraverso errori – correzione senza pagarlo duramente.
Lo stimolo all'evoluzione deve tenere conto del nostro patrimonio di base e il BJJ risponde a molte delle esigenze “genetiche” che il corpo richiede, questa ipotesi mi aiuta a capire perchè sia così appagante praticarlo e perchè la buona parte di chi lo pratica ne rimanga profondamente coinvolto.


Massimiliano Sbergia
Gears of Jiu Jitsu BJJ school in Bergamo   

La sfida dei “primi 3 mesi”

Quante volte nella vita ci siamo trovati di fronte ad un cambiamento: nella scuola, nella città, nel lavoro, ecc. . Nel primo periodo si affronta l’incontro con nuove persone, abitudini, ambienti: è il “tutto da rifare” o da “cominciare”, a volte stimolante, ma sicuramente “più faticoso”. Questa è la parte difficile, il nostro essere non ha sviluppato le abilità mentali e fisiche per la nuova attività e ogni azione sembra far fatica a “girare”. Penso ai paralleli che possiamo trovare nella vita di tutti i giorni dove i “primi 3 mesi” rivestono un ruolo determinante :

  • per un governo i primi 3 mesi, cioè i primi 100 giorni sono il parametro iniziale di valutazione del nuovo esecutivo;
  • per una donna i primi 3 mesi di una gravidanza sono considerati i più difficili, passati i quali, generalmente, una donna entra nella fase in cui tutto si è regolato e i livelli ormonali portano l’efficienza fisica a livelli migliori, ciò è tristemente noto nella storia dell’atletica, quando in passato il periodo successivo ai 3 mesi, venne usato per “dopare”, tramite gravidanze programmate, delle atlete impegnate in competizioni di livello mondiale (non era la prassi ovviamente);
  • dopo un intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato i primi tre mesi sono i più difficili, passati i quali si comincia a camminare senza particolari difficoltà e si possono svolgere le normali attività della vita quotidiana, la ricostruzione esce così dalla sua crisi “vascolare” integrandosi perfettamente con l’osso inserzionale
Nell’incontro con il BJJ si hanno le medesime difficoltà: non abbiamo le nozioni di base della biomeccanica applicata alla lotta e la reattività specifica per il confronto marziale, quindi tutto è complesso, difficile.
A volte osservando gli atleti avanzati si ha l’impressione che non sarà mai possibile sviluppare tutte le abilità necessarie ad eguagliarli. Ma se tieni duro, impari dai tuoi errori e ti lasci affascinare dalla conoscenza tecnica e motoria che il BJJ ti da, allora superi “i primi 3 mesi” e tutto cambia. Esiste l’incontro con la parte di curiosità dove vuoi trovare una soluzione ad ogni situazione difficile in cui ti sei trovato facendo pratica. Cominci a pensare a come, i principi di funzionamento del tuo corpo, ti possano aiutare per liberarti da una presa o chiave articolare, utilizzando la minor forza possibile o posizionandoti in modo che il tuo avversario non riesca a costringerti alla resa. Come in una partita a scacchi cerchi di ponderare le tue “mosse” per preparare lo scacco matto finale, costruendo la tua posizione un passo alla volta o difendendoti fino al momento in cui potrai a tua volta portare un attacco efficace. Ecco quindi la sfida ardua dei “primi 3 mesi”, un test ulteriore con il quale il Brazilian Jiu Jitsu esplora la nostra voglia di impararlo, adattarlo ed alla fine acquisirlo, ma solo per chi non si ferma prima perdendo tutta la parte più grossa del tesoro!

Massimiliano Sbergia
Gears of Jiu Jitsu