domenica 2 gennaio 2011

Bjj e evoluzione umana

recenti teorie hanno rivalutato la condizione dell'alimentazione ottimale nella dieta umana, l'ipotesi si basa sulla “recente” introduzione dell'agricoltura - allevamento nella storia umana. Pratiche introdotte da circa 10.000 anni, più o meno 500 generazioni, che, paragonati alle 100.000 generazioni in cui la nostra alimentazione era quella dei cacciatori – raccoglitori, risulta quindi molto “giovane”. Il 99% del nostra patrimonio genetico è simile a quello dei nostri antenati prima che si evolvessero nell'Homo sapiens (40.000 anni fa) ed il 99,99% dei nostra geni si è formato prima dell'avvento dell'agricoltura. Dall'inizio della rivoluzione industriale sono trascorse solo 10 generazioni e solo 2 dai fast food !

Quindi socialmente, siamo gente del XXI secolo, ma geneticamente rimaniamo cittadini dell'era paleolitica. Esiste una inevitabile discordanza tra la nostra biologia antica, geneticamente determinata, e le nostre condizioni di vita (cultura, attività fisica e fattori di rischio). Questa discordanza può spiegare molte delle cosiddette “malattie della civilizzazione” : obesità, ipertensione, malattie cardiovascolari, cancro e artrosi\osteoporosi. (M. Piccinini, P. Marandola – il punto della storia umana : la dieta paleolitica)
Questo mi riporta al bjj con un riscontro che nasce dall'osservazione di coloro che scoprono quest'arte e ne rimangono coinvolti in maniera totale, arrivando ad una necessità di pratica che tocca “corde” profonde e presenti in molti di noi anche in apparenza molto lontani dalla pratica della lotta: professionisti nella sanità e nel sociale, impiegati\e, educatori\trici, ecc. . L'idea che mi sono fatto è che per centinaia di migliaia di anni la nostra evoluzione abbia avuto la costante della lotta tra individui o tra clan come metodo per stabilire gerarchie, procurarsi il cibo, procreare, difendersi da rivali, espandere i propri territori. È quindi, come già citato precedentemente per lo stile di vita, storia recente l'evoluzione in “animali” civilizzati, dove lotta ed attività fisica continua sono diventati optional. Il cibo è facilmente reperibile, la necessità di difesa del territorio e del proprio nucleo familiare viene affidata a professionisti, esercito e polizia, inoltre nella maggior parte dei paesi “ricchi” il rischio è legato alla criminalità e non ad invasori nemici. Ma nel nostro patrimonio genetico probabilmente esiste latente la necessità di movimento e di confronto fisico radicatasi in millenni di evoluzione, qualcosa che appagata dia una soddisfazione profonda che vada oltre il razionale e si sintonizzi con necessità ancestrali. Il bjj esprime in questo una forma ideale perchè :
  • non presenta aspetti traumatici e cruenti quali altri sport da combattimento basati su colpi di pugno o calcio
  • ricalca schemi di gioco che tutti i bambini sperimentano lottando tra di loro spesso a terra in forma di gioco, così come fanno i cuccioli animali per prepararsi alla lotta per la vita degli adulti.
  • È una forma di lotta adatta alla nostra struttura fisica in quanto gli arti sono creati per le prese più che per le percussioni ed i continui micro traumi da percussione sono spesso fonte di lesione per le strutture articolari.
  • La possibilità di resa quando presi in chiave o strangolamento fa si che si esca da un “KO” senza conseguenze per la propria integrità fisica e si possa quindi continuare l'allenamento immagazzinando molta esperienza attraverso errori – correzione senza pagarlo duramente.
Lo stimolo all'evoluzione deve tenere conto del nostro patrimonio di base e il BJJ risponde a molte delle esigenze “genetiche” che il corpo richiede, questa ipotesi mi aiuta a capire perchè sia così appagante praticarlo e perchè la buona parte di chi lo pratica ne rimanga profondamente coinvolto.


Massimiliano Sbergia
Gears of Jiu Jitsu BJJ school in Bergamo   

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