domenica 2 gennaio 2011

La sfida dei “primi 3 mesi”

Quante volte nella vita ci siamo trovati di fronte ad un cambiamento: nella scuola, nella città, nel lavoro, ecc. . Nel primo periodo si affronta l’incontro con nuove persone, abitudini, ambienti: è il “tutto da rifare” o da “cominciare”, a volte stimolante, ma sicuramente “più faticoso”. Questa è la parte difficile, il nostro essere non ha sviluppato le abilità mentali e fisiche per la nuova attività e ogni azione sembra far fatica a “girare”. Penso ai paralleli che possiamo trovare nella vita di tutti i giorni dove i “primi 3 mesi” rivestono un ruolo determinante :

  • per un governo i primi 3 mesi, cioè i primi 100 giorni sono il parametro iniziale di valutazione del nuovo esecutivo;
  • per una donna i primi 3 mesi di una gravidanza sono considerati i più difficili, passati i quali, generalmente, una donna entra nella fase in cui tutto si è regolato e i livelli ormonali portano l’efficienza fisica a livelli migliori, ciò è tristemente noto nella storia dell’atletica, quando in passato il periodo successivo ai 3 mesi, venne usato per “dopare”, tramite gravidanze programmate, delle atlete impegnate in competizioni di livello mondiale (non era la prassi ovviamente);
  • dopo un intervento chirurgico di ricostruzione del legamento crociato i primi tre mesi sono i più difficili, passati i quali si comincia a camminare senza particolari difficoltà e si possono svolgere le normali attività della vita quotidiana, la ricostruzione esce così dalla sua crisi “vascolare” integrandosi perfettamente con l’osso inserzionale
Nell’incontro con il BJJ si hanno le medesime difficoltà: non abbiamo le nozioni di base della biomeccanica applicata alla lotta e la reattività specifica per il confronto marziale, quindi tutto è complesso, difficile.
A volte osservando gli atleti avanzati si ha l’impressione che non sarà mai possibile sviluppare tutte le abilità necessarie ad eguagliarli. Ma se tieni duro, impari dai tuoi errori e ti lasci affascinare dalla conoscenza tecnica e motoria che il BJJ ti da, allora superi “i primi 3 mesi” e tutto cambia. Esiste l’incontro con la parte di curiosità dove vuoi trovare una soluzione ad ogni situazione difficile in cui ti sei trovato facendo pratica. Cominci a pensare a come, i principi di funzionamento del tuo corpo, ti possano aiutare per liberarti da una presa o chiave articolare, utilizzando la minor forza possibile o posizionandoti in modo che il tuo avversario non riesca a costringerti alla resa. Come in una partita a scacchi cerchi di ponderare le tue “mosse” per preparare lo scacco matto finale, costruendo la tua posizione un passo alla volta o difendendoti fino al momento in cui potrai a tua volta portare un attacco efficace. Ecco quindi la sfida ardua dei “primi 3 mesi”, un test ulteriore con il quale il Brazilian Jiu Jitsu esplora la nostra voglia di impararlo, adattarlo ed alla fine acquisirlo, ma solo per chi non si ferma prima perdendo tutta la parte più grossa del tesoro!

Massimiliano Sbergia
Gears of Jiu Jitsu 

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